Rimanere fermi o reagire?

Pubblicato giovedì 24 marzo 2022 da Daniela Mazzari

Come dare spazio a nuove teorie per un cambiamento vero

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Rimanere fermi o reagire?
Rimanere fermi o reagire?

Ogni volta che tento di migliorare le cose che faccio, ciò che sono, mi accorgo che anche tutto quanto mi circonda diventa migliore (Paul Coelho).


Un pianeta migliore è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare se stesso (Mahatma Gandhi).


Non mi mancano certo le parole per sottolineare le difficoltà degli ultimi due anni di pandemia e le parole di denuncia e di sdegno per questa violenta ed assurda guerra che stiamo vedendo a pochi passi da noi e che sta incidendo nella nostra vita quotidiana.


Ho deciso di iniziare con due citazioni perché riconosco che mi manca l'incisività di parole semplici e chiare come quelle riportate. Ma non mi manca la voglia di approfondire sperando di darvi alcuni spunti per una riflessione personale da riportare nel nostro vivere quotidiano.

Prendo alcune riflessioni studiate tempo da fa Martin Seligman, psicologo statunitense, il quale dedicò molto tempo negli studi di una condizione umana che definì "Impotenza Appresa". "...è quella sensazione di sfiducia persistente e totalizzante, che porta a desistere dall'affrontare un problema o una situazione in virtù del fatto che in passato sono state affrontate situazioni simili con esito negativo".

E' una dimensione che a livello emotivo fa sperimentare emozioni forti come la paura, l'ansia, la depressione, l'apatia. Si insinua dentro di noi la sensazione di essere senza speranza, alcune volte anche quando le situazioni cambiano, rimane dentro un senso di vuoto e "fallimento".
Lo stesso psicologo, dopo averla studiata per anni, spiega che per uscire da questo senso di impotenza è necessario intraprendere un cammino di cambiamento delle proprie credenze, modificare la visione di noi stessi e più in generale della vita.

Nel suo libro "Imparare l'ottimismo" Seligman spiega alcuni semplici esercizi che ognuno può mettere in campo. Ne cito uno semplice: mettere in dubbio le nostre conclusioni sulle cause di come sono andate le cose.

Se tendiamo ad una visione pessimistica potremmo semplicemente iniziare a metterla in dubbio.
Riesaminare i fatti a volte è utile per comprendere che le cose potrebbero essere andate in un modo o in un altro per diversi motivi che ad un primo esame ci sono sfuggiti.
Nel libro suggerisce molte pratiche e vertono tutte verso l'autostima, la fiducia in noi stessi nel comprendere come si può uscire dalla spirale di pensieri negativi che ci spinge a pensare di non essere in grado, di non essere abbastanza.

Prima di tutto questo, il primo passo da compiere potrebbe essere quello di iniziare ad accettarci così come siamo.
Iniziare a dirci che andiamo bene così, focalizzandoci più sull'essere che sul fare, sviluppare esperienze positive di noi stessi, accettando- come dicevamo tempo fa- la paura che abita in noi per trovare coraggio dal cuore per un cambiamento con parole, pensieri, gesti, segni di vita, di solidarietà, di pace e non di guerra e di morte.

Avere la forza di vedere e sapere che ci sono molte vie di uscita purché si prenda consapevolezza che ognuno di noi nel suo vivere quotidiano, ha enormi potenzialità per incidere, come suggeriscono le due citazioni iniziali.

Chiudo citando un uomo che non ha bisogno di presentazioni: "Il coraggio di avere paura, il coraggio di fare scelte, di denunciare ciò che non ci appartiene e il coraggio di andare avanti dando il massimo di noi stessi...sempre. Reagire, reagire sempre"- Don Peppino Diana.

Buon inizio di primavera


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